Warhol, “il vetrinista felice” che ha anticipato i social e la globalizzazione. Tra profano e sacro

Un’esposizione sul protagonista della pop art americana, che mette in luce anche il suo rapporto con la religione

Foto: Shoes, 1980, Giorgio Armani, 1981, Valentino Garavani, 1974-1978

Andy Warhol è uno degli artisti più attuali, amato da un pubblico trasversale, e una mostra a Milano – Andy Warhol. La pubblicità della forma, curata da Achille Bonito Oliva con Edoardo Falcioni per Art Motors, Partner BMW- lo celebra e lo racconta, spiegando, grazie a oltre 300 opere esposte (per la maggior parte uniche), il suo avvincente percorso: dagli oggetti simboli del consumismo di massa, ai ritratti dello star system degli anni 60; dalla serie Ladies & Gentlemen degli anni 70 dedicata alle drag queen, i travestiti, simbolo di emarginazione e considerati alla pari di star come Marilyn, sino agli anni 80 in cui diviene predominante il suo rapporto col sacro (è sempre stato cattolico praticante).

Warhol, Cows

Non è un caso se i soggetti di Warhol sono riprodotti in tutto il mondo, su vestiti, piatti, tazze, zaini. L’artista originario di Pittsburgh ha anticipato i social network e la globalizzazione degli anni Duemila, ha cambiato per sempre la storia dell’arte mondiale. “Warhol – afferma Bonito Oliva – è il Raffaello della società di massa americana che dà superficie ad ogni profondità dell’immagine rendendola in tal modo immediatamente fruibile, pronta al consumo come ogni prodotto che affolla il nostro vivere quotidiano”.

Come si legge nel testo del celebre critico, presente nel catalogo della mostra: “Il teatro di Andy Warhol è l’America, dove la merce è la grande madre che accudisce il sonno, i sogni e gli incubi dell’uomo americano, che lo assiste in tutti i suoi bisogni, fino al punto di incentivare e creare altri nuovi consumi. L’arte diventa il momento di esibizione splendente esemplare di tale sogno”.

Bonito Oliva e Edoardo Falcioni con il ritratto di Marilyn (serigrafia in nero)

Alla presentazione per la stampa dell’interessante mostra, promossa e prodotta da Comune di Milano–Cultura e Navigare, Bonito Oliva ci spiega: “Warhol utilizza il massimo della superficie. È profondo, esponendo la bidimensionalità dello spazio. È un nichilista felice, un vetrinista felice (non a caso ha cominciato a lavorare facendo le vetrine), non ha bisogno di creare immagini ‘complicate’, espone il massimo di ciò che c’è da vedere. Potremmo dire che per lui ‘anche l’occhio vuole la sua parte’. È interessante nelle sue opere la chiarezza dell’immagine, la sua moltiplicazione, che tende sempre più a sdrammatizzare la realtà. Non a caso la sua Factory fu uno spazio comunitario, collettivo che in qualche modo metteva sotto il segno della ripetizione la singolarità dell’immagine, che invece prima era privilegiata e isolata”.

In altre parole, come il critico scrive ancora nel catalogo “al prodotto unico subentra l’opera ripetuta, la cui reiterazione non comporta più un’angoscia esistenziale ma il raggiungimento di uno stato di ostentata indifferenza, che è lo stesso attraverso cui Warhol guarda il mondo e che costituisce la premessa di quel consumo cui la civiltà americana e l’artista stesso non intendono sfuggire”. Non c’è traccia, infatti, in queste opere della disperazione dell’Action Painting, che aveva dominato poco prima.

Molte opere in mostra provengono da prestigiose collezioni private. Troviamo esposte quasi tutte opere uniche come tele, serigrafie su seta, cotone e carta, oltre a disegni, fotografie, dischi originali, T-shirt, il computer Commodore Amiga 2000 con le sue illustrazioni digitali – i primi NFT della storia -, la BMW Art Car dipinta da Warhol con il video in cui la realizzò, la ricostruzione fedele della prima Factory e una parte multimediale con proiezioni di film da vedere con gli occhialini tridimensionali.

Andy Warhol. La pubblicità della forma
Milano, Fabbrica del Vapore
Fino al 26 marzo 2023
Biglietteria mostra: (39) 351 9691 405
info@navigaresrl.com

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